| Ecco.. posto (: Come sempre non ho riletto, scusate per gli eventuali errori.
Viola. Mi rotolai sul letto, fino a rimanere a pancia all'aria, e tamburellai le dita sulla pancia. Volevo che quel giorno fosse indimenticabile, e non mi importava se l'avrei trascorso solo con Valerio. Lui valeva di più di tante persone messe insieme. E con quel tante intendo tutte, ovviamente. Puntuale come un orologio, qualcuno bussò alla porta. La tradizione di bussare due volte, e non suonare il campanello, si avviò qualche anno prima dalla mia paura trattino incubo maniacale di aprire agli sconosciuti. Ma cosa pretendete? Fin da piccoli ci inculcano in testa di non parlare con gli sconosciuti, di non accettare regali di sconosciuti, di non aprire la porta agli sconosciuti. E poi non appena abbiamo paura del buio, o di strani rumori, si lamentano. Ma di cosa se ci hanno terrorizzato con le loro storie? Poco importa, perchè dopo tutti i film horror visti, e dopo tutte le raccomandazioni dei miei genitori, ho deciso che avrei aperto la porta di casa solo a chi avesse bussato due volte. Il campanello era off limits. E non era un bussare normale, assolutamente, chi voleva avere l'onore di entrare in casa Alfieri doveva dare due colpi ben distinti alla porta, non troppo vicini l'uno dall'altro. Troppo maniacale direte, e non ho nulla da obbiettare su questo. Com'è, come non è, per l'ennesima volta mi sono persa nei racconti più o meno interessanti della mia più o meno interessante vita. Dicevo, qualcuno bussò alla porta, e non faticai a capire chi fosse. Mi catapultai letteralmente dal letto, infilai i sandali e corsi ad aprire la porta. Lui era lì, davanti a me. Era passato del tempo, ma non era affatto cambiato, era sempre il mio Valerione. Forse un po' ingrassato. Sorrisi, e lui ricambio, per poi abbracciarmi e prendermi in braccio, girando su se stesso. - Valerio Scanu sei gentilmente pregato di mettermi giù - Si fermò di scatto, e mi appoggiò lentamente a terra. - Mi sei mancata brutta scema - - Mi sei mancato anche tu stupido obeso - Ridemmo entrambi, salutandoci con un secondo abbraccio. Appoggiai la testa nell'incavo del suo collo, e sospirai. - Se non ci fossi ti dovrebbero inventare - - Hei.. e tutta questa dolcezza? - Mi allontai, e gli presi le mani. - Tu resterai vero? Non te ne andrai come tutti? - Il suo sorriso si tramutò in un'espressione seria. - Io non me ne vado da nessuna parte senza di te - - Avevo solo bisogno di sentirtelo dire - Gli strinsi le mani, per poi lasciarle. - Allora obesone, dove mi porta quest'oggi, per il giorno del mio diciassettesimo anno di vita? - - Signorina, proporrei un'abbuffata al McDonald's, uno yogurt da Yo, e un film a casa - - La trovo una proposta davvero allettante, mio cavaliere - Mi prese a braccetto, e ci incamminammo pronti per una giornata di puro divertimento, non volevo pensare a niente se non a quello.
Valerio. Vedere Viola così felice, era tutto quello che potessi desiderare. La sua felicità riempiva di gioia anche il mio cuore. Stare per un mese lontana da lei, era stata una tortura, e ritrovarla è stato un tuffo al cuore. Era la sola con cui potevo essere me stesso, era la mia amica, e potevo vantarmi di questo. Senza di lei, non avrei mai superato molti momenti difficili. La presi sotto braccio e iniziammo a camminare, raccontandoci a vicenda di come avevamo passato il tempo, l'uno senza l'altra. Scoprii che non ero il solo a sentirmi vuoto, senza di lei. Viola mi parlò di Sole, e del suo abbandono, della storia con suo padre e della morte di Spillo. L'ascoltai senza dire una parola, perdendomi nei suoi occhi, e seguendo ogni movimento delle sue labbra. Ogni smorfia, ogni sguardo, si, mi era mancata così tanto. Arrivati davanti al McDonald's mi spostai alla sua destra, mi inchinai e con il braccio le feci segno di entrare. - Prego mia cara - Viola rise, e prese i lembi dei pantaloni, per simulare un'inchino. - Grazie - Entrammo, e non appena prese in mano il portafoglio, glielo strappai di mano, riponendolo di nuovo nella sua borsa. - E' il tuo compleanno, e offro io - dissi deciso. - In tal caso allora spenderò il più possibile - scherzò. - Come vuoi - Si avvicinò al bancone, ed iniziò ad ordinare alla commessa, indicando con le dita sottili ciò che desiderava. Rimasi incantato per qualche secondo, finchè non mi passò una mano davanti al volto. - Sei nel mondo dei sogni? - rise - io ho ordinato, manchi tu - Scossi la testa, e ordinai, guardando con la coda dell'occhio Viola, che rideva. Ci sedemmo al bancone, appollaiati sugli sgabelli. - Sai, non dovresti mangiare queste schifezze - affermò Viola, addentando il suo McChicken - ti ingrassano - - E tu ti riempirai di brufoli - ribattei. - Ma tu diventerai talmente grasso che non entrerai più a casa - - E tu avrai talmente tanti brufoli che nessuno ti riconoscerà - fece la linguaccia - però sarai bella lo stesso - Viola arrossì, e cercò di cambiare discorso. - Allora.. durante la mia assenza ti sei innamorato, fidanzato, sposato, divorziato? - - Si, mi sono sposato e divorziato due volte, non una, e tu? - rubai una patatina dal suo sacchetto, beccandomi uno schiaffo sulla mano. - Oh, io ho fatto strage di cuori. Sette ragazzi in una notte.. - appoggiò la cannuccia sulle labbra, e mi guardò maliziosamente - insieme - Scoppiai a ridere, così come lei. Finimmo di mangiare, ed uscimmo, con circa due chili in più a testa. Viola mi prese per mano e mi trascinò alla yogurteria, salterellando come una bambina. - Come lo vuoi? - chiesi. Viola arricciò le labbra. - Nutella sotto, poi smarties, yogurt e sopra ancora Nutella - incrociò le braccia dietro la schiena e ondeggiò sui piedi. Scossi la testa sorridendo, e ordinai. Sembrava una bambina piccola, così dolce, così indifesa. Passammo la giornata benissimo, tanto che finì nella lista delle giornate migliori di Viola, al secondo posto. Il primo posto non l'aveva ancora aggiunto, spiegandomi che doveva accadere qualcosa di davvero magico perchè prendesse quel posto così importante. La cosa più bella di quella lista, era che tutte le giornate erano state passate con me. Alla sera, tornammo a casa di Viola, la giornata non era ancora finita, e io l'avrei resa magica come promesso.
Viola. Arrivammo a casa, e mamma aprì la porta. - Eccoli qui i miei ragazzi - Mamma considerava Valerio uno di famiglia, e chi non lo farebbe dopo quattordici anni di amicizia? Il Natale lo passavamo insieme, così come il Capodanno e Pasqua. Le nostre famiglie erano un tutt'uno, e credo che questo potrebbe fare invidia anche a Sharon. La popolarità sarà anche bella, ma quando sei così amata da tutti, è difficile capire chi ti ama davvero. Io invece, avevo la fortuna di sapere con certezza chi non mi avrebbe mai lasciato. - Buonasera Carmen - Valerio salutò mamma con due baci. - Valerio caro, sei sparito nel nulla negli ultimi tempi. Dovevi vedere Viola, era depressa nella sua stanza ogni giorno - Chiusi la porta dietro di me, e trascinai Valerio in salotto. - Si mamma, grazie - Papà uscì dal bagno, e mi raggiunse. - Papi! Sei tornato - - Che tu ci creda o no, quella donna sa essere molto convincente - indicò mia mamma, che scoppiù in una risata tra l'isterico e il pervertito. Arricciai il naso. - Non che non mi interessi, ma preferirei non sapere come ti ha convinto - risi. - Buon compleanno figlia, un po' in ritardo, comunque - mi porse un pacchettino uscito male, pinzato ovunque. Ma dicono che conti il pensiero. - Grazie papà. Io e Valerio guardiamo un film in camera mia, mangiamo qualche schifezza di là - Mamma annuì. Io e Valerio andammo in camera, ci buttammo sul letto, e scartai il regalo. Era un piccolo peluche, a forma di ranocchia con la scritta 'Crazy'. Io amavo i peluche, nonostante la mia età. Tutti mi prendevano in giro per questo, forse anche perchè durante l'esame di terza superiore portai il mio peluche portaforuna e lo misi sul banco. Nessuno problema direte, infatti l'unico piccolissimo particolare era la sua grandezza. Il risultato fu che il pupazzo mi fu ritirato. L'esame andò bene lo stesso, forse grazie allo spirito del pupazzo, forse perchè avevo studiato, ma furono comunque degli insensibili. Posai il pupazzo sulla scrivania, ed incrociai le gambe, sedendomi davanti a Valerio. - Ora devi aprire il mio - sbottò. - Mi hai fatto un regalo? - chiesi, quasi incredula. Annuì. - I ringraziamenti dopo - Mi porse una scatolina, che nascondeva nella tasca del pantalone. Lo guardai negli occhi, e poi spostai lo sguardo sulla scatola. - So già che lo amerò, qualunque cosa sia - Scartai velocemente l'involucro, e tolsi alla scatola il coperchio. Tra delle palline di polistirolo si nascondeva un ciondolo con la scritta 'Best', rimasi senza parole, e guardai Valerio a bocca semi aperta. Valerio aprì la mano, dove teneva un'altro ciondolo identico, ma nel suo, la scritta era 'Friends'. Mi guardò negli occhi, e alzò le spalle. Gli occhi mi divennero lucidi, e parlare non servì a niente in quel momento. Mi buttai su di lui, avvolgendo le braccia attorno al suo collo, e scoppiando in un pianto di gioia. - Grazie, grazie, grazie - sussurrai. Valerio mi appoggiò una mano sulla testa, accarezzandomi i capelli. - E di cosa? - Mi staccai, osservando ancora il ciondolo. - E' il regalo più bello che mi sia mai stato fatto -
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